Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.
C’è chi organizza delle feste per contrarre il Covid-19

Forse vi sarà successo, in questi primi giorni di fase 2, di intravedere una festa o una cena in corso dalle finestre aperte delle case dei vicini: musica, chiacchiere, rumore di piatti e di bicchieri. È una scelta molto rischiosa e pericolosa, non soltanto per i singoli partecipanti e per chi vive con loro, ovviamente, ma per tutta la comunità: se il numero dei contagi non si abbassa, infatti, la riapertura sarà ancora più lenta e difficile, anche dal punto di vista economico. Le persone che si ritrovano insieme in casa per bere insieme e chiacchierare rompendo la reclusione, però, lo fanno certamente in buona fede, per svagarsi un po’, e pensano (stupidamente) di non correre rischi, dando per scontato di trovarsi insieme a persone sane. C’è anche chi, invece, organizza feste in casa appositamente per contrarre il Coronavirus.
«I funzionari sanitari della contea di Walla Walla, nello Stato di Washington, stanno ricevendo segnalazioni di party Covid-19 che si verificano nella nostra comunità, in cui le persone non infette trascorrono la serata con una persona infetta nel tentativo di contrarre il virus»: è la comunicazione diffusa dalla contea nei giorni scorsi. In un’intervista con il Walla Walla Union-Bulletin, il direttore del Dipartimento di salute dell’area ha dichiarato che circa 25 persone infette nella contea hanno confessato di aver partecipato a un Coronavirus party. Ad oggi, la contea ha 94 casi confermati.
Come sottolinea The Cut, non è la prima volta che sentiamo parlare di questo genere di feste. Poco più di un mese fa, un gruppo di ventenni ha organizzato una festa simile nel Kentucky, dove almeno una persona è stata infettata dal Coronavirus. In realtà, questo tipo di festa – in cui ti infetti intenzionalmente con un virus per immunizzare te stesso – esiste da tempo. Prima dell’introduzione del vaccino contro la varicella nel 1995, alcuni genitori avrebbero portato i loro figli a “feste per la varicella”, in modo da farli infettare e quindi renderli immuni. In anni più recenti, i funzionari statali hanno dovuto esplicitamente mettere in guardia contro le feste per contrarre morbillo. Questo genere di pratiche non sono soltanto pericolose e non necessarie, ma potenzialmente mortali.