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Tutti i ruoli più belli di Max von Sydow

10 Marzo 2020

«Il sole compie il suo alto arco nel cielo, e io Antonius Block gioco a scacchi con la morte». Poi, alla fine del Settimo Sigillo, quella figura nera vinceva sul cavaliere di ritorno dalla crociata, che nel film di Ingmar Bergman aveva dato voce ai dubbi di un’intera generazione, poi ripresi in Come in uno specchio. «Allora la vita non è che un vuoto senza fine: nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo nel nulla, senza speranza».

Basterebbero queste due sole frasi per ricordare la grandezza di Max von Sydow, l’attore svedese naturalizzato francese nato a Lund nel 1929 e scomparso il 9 marzo all’età di 90 anni. Ma si farebbe un torto a una carriera cinematografica durata quasi settant’anni, sin da quel primo vero ruolo importante nel capolavoro di Bergman del 1957, quando von Sydow aveva solo 28 anni, che lo ha consacrato per sempre. I set e i ruoli sono stati tra i più diversi, come riporta la Bbc che ha raccolto i frame delle sue otto interpretazioni più iconiche: sacro e profano, da quella di Gesù nella Più grande storia mai raccontata di George Stevens, dove ha prestato il volto a un messia poco ortodosso, a quello di padre Merrin nell’Esorcista di Friedkin del 1974. Altissimo, con lo sguardo glaciale, inizia a recitare sui palchi dei teatri di  Skåne e di Malmö negli anni Cinquanta, nei luoghi in cui incontrò il suo mentore Ingmar Bergman. Diviene il suo primo attore, recitando per lui in undici film spesso accanto a Gunnar Bjornstrand, tra cui Il posto delle fragoleIl voltoLa fontana della vergineCome in uno specchio e Passione.

“L’esorcista”, William Friedkin 1974

“I tre giorni del Condor”, Sydney Pollack 1975

“Hannah e le sue sorelle”, Woody Allen 1986

Intanto quest’uomo dall’aspetto signorile e magnetico, per Hollywood come scrive il Guardian, diventa «il cattivo sofisticato». Dopo l’Esorcista infatti, riceve la parte del raffinato killer francese Joubert che risparmia Robert Redford ne I tre giorni del Condor, approdando in Italia nel 1976 nel ruolo del professor Filippo di Cuore di cane di Alberto Lattuada accanto a Eleonora Giorgi, e successivamente in Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi e nel Deserto dei tartari di Zurlini, insieme a Vittorio Gassman. Dopo il ruolo che finalmente lo rende popolare nel mondo – è il caso del capitolo 007 Mai dire mai, in cui interpreta il numero uno della Spectre – arriva quello in uno dei migliori titoli di Woody Allen, l’indimenticabile pittore agorafobico di Hannah e le sue sorelle. E poi le collaborazioni con l’atro svedese per eccellenza, Lars von Trier, in Europa, con Wim Wenders e Dario Argento, fino alle due nomination agli Oscar come attore non protagonista per Pelle alla conquista del mondo di Bille August e per Molto forte incredibilmente vicino del 2011, in cui recita senza mai parlare ma scrivendo su un quaderno ogni battuta, e il ruolo in Star Wars: il risveglio della forza nel 2015. Parlando con il Guardian, Martin Scorsese che lo ha diretto in Shutter Island, ha definito Max von Sydow «qualcosa di simile a un attore consumato, con una dedizione all’arte che ho incontrato in pochissime altre persone in tutta la mia vita».

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