Abbiamo parlato del 41bis e dell’ergastolo ostativo con Valeria Verdolini, sociologa che insegna Politiche della sicurezza urbana all'Università degli Studi di Milano Bicocca.
Secondo l’Economist l’indice di democrazia nel mondo non era così basso dal 2006

La Intelligence Unit è una divisione dell’Economist che si occupa di ricerca e analisi sul mondo degli affari e dei governi, e che pubblica tra le tante cose un report annuale sullo stato della democrazia nel mondo, il Democracy Index. È uscito proprio oggi quello che prende in analisi il 2019, e come spesso accade di questi tempi (Freedom House ne è un altro esempio) lo studio non porta buone notizie.
La struttura del report è molto articolata, ma può essere riassunta così: si prendono in analisi 165 Stati, coprendo praticamente l’intera popolazione globale, e vengono ordinati tramite un indice basato su cinque categorie: processi elettorali e pluralismo; funzionamento del governo; partecipazione politica; cultura politica; libertà civili. Quindi, in base ai risultati dei vari indici, gli Stati vengono classificati in quattro tipologie: democrazie a tutti gli effetti, democrazie imperfette, sistemi ibridi o regimi autoritari.
Secondo i risultati gli Stati in cui vige una delle due forme di democrazia sono 76, ma di questi solo 22 rientrano tra le democrazie a tutti gli effetti. E non è tutto. Prendendo in considerazione il numero degli abitanti, appena il 5,7 per cento su scala globale vive in quei 22 Paesi (tra questi ci sono Canada, Australia e la maggior parte dei paesi dell’Europa Occidentale, mentre l’Italia figura tra le democrazie imperfette al pari dei paesi del blocco di Visegrad e degli Stati Uniti – declassati nel 2016). Il 35,6 per cento degli abitanti del mondo sono invece cittadini di Stati autoritari (Cina, Russia, Iran e Libia, tra i tanti).
Ma l’aspetto meno incoraggiante per chi ha a cuore la democrazia è soprattutto il fatto che il valore medio dell’indice tra tutti i 165 Stati è la più bassa dal 2006 – l’anno in cui la Eiu ha iniziato a pubblicare il report. Oggi quella media equivale a 5,44 in una scala che va da zero a dieci, e si inserisce in un trend di decrescita che va avanti dal 2016. I valori più alti sono stati raggiunti da Norvegia (9.87), Islanda (9.58) e Svezia (9.39), mentre i più bassi sono quelli di Corea del Nord (1.03), Repubblica Democratica del Congo (1.13) e Repubblica Centrafricana (1.32).