Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
L’Independent dice che A serious man è il miglior film dei fratelli Coen

Il background ebraico, i traumi scolastici e l’estetica della working class americana. Si tratta di alcuni degli elementi che caratterizzano la filmografia dei fratelli Coen, che per anni hanno tratto spunto dalle loro esperienze dirette. Mixate, poi, all’interno di un genere tra il drammatico e il grottesco. Accade soprattutto in A Serious Man che, distribuito dieci anni fa nel novembre del 2009, per l’Independent rimane ancora il film più intimo realizzato dai due registi e uno dei più complessi nella storia del cinema.
«Eppure in superficie, tutto è così semplice», scrive infatti Ed Power, tracciandone la storia. Perché A Serious Man è una lente d’ingrandimento sulla vita di Larry Gopnik, un uomo tranquillo e debole che abita a Minneapolis (nello stesso sobborgo in cui sono cresciuti i Coen), diviso fra famiglia e il lavoro come professore di fisica. Quando la moglie gli chiede il divorzio, inizierà per lui una parabola discendente che lo condurrà a perdere il controllo della sua vita. «Questa storia però non è altro che un escamotage per porre domande sul senso della vita, sulla forza di volontà e su cosa significhi essere veramente liberi», continua Power. «Al di là della stranezza e delle battute oscure, si nasconde un nichilismo stravagante. La vita a pezzi di Larry potrebbe essere la vita di tutti, proprio perché lui è un uomo qualunque. Il modo migliore per far fronte a una situazione simile, alla quale potremmo essere condannati, è quello di ridere o piangere. E come dicono i Coen nel film, questa è la cosa più vicina al libero arbitrio nelle nostre vite».
Per il critico, il film sarebbe il più autobiografico tra quelli diretti da Ethan e Joel, il cui padre era un professore come il protagonista (ma di economia). Non solo: oltre a essere una pellicola «straordinariamente avvincente anche nel raccontare l’esistenza di un uomo normale», potrebbe inoltre basarsi sul Libro di Giobbe, in cui Dio metteva alla prova un individuo irreprensibile (con la differenza che il Libro di Giobbe terminava bene, all’interno di un comprensibile disegno di giustizia, mentre per Larry ogni cosa va a catafascio). «C’è molto a cui pensare nelle sottigliezze del film, tanto che nemmeno gli attori ne capirono alcuni passaggi. […] E alla fine la risposta sembra proprio darla Larry quando dice che “il principio di incertezza dimostra che non possiamo mai davvero sapere cosa sta succedendo”, riassumendo così la nostra vita e l’intera filmografia dei fratelli Coen».