Hype ↓
13:29 venerdì 18 aprile 2025

La strana idea di Martin Eden

Sulla carta il film Pietro Marcello sembrava una follia, eppure funziona.

26 Settembre 2019

È una scelta curiosa quella di Pietro Marcello, mosso nel 2019 dalla misteriosa urgenza di ripescare Martin Eden e il positivismo di Herbert Spencer, per di più traslandone le vicende da San Francisco a un improbabile contesto campano, e contaminandole a intervalli regolari con esercizi di stile spuri, estranei. Ma che a Marcello piacesse rischiare lo sapevamo già. Proviamo tutti insieme a invitare un amico al cinema per Bella e perduta, la sua prima opera di fiction, di quattro anni fa: «Ti porto a vedere Pulcinella che pasce un cucciolo di bufalo parlante per la nostra bell’Italia, sentirai che retrogusto così squisitamente pasoliniano…». Siamo cioè a un totale di due scelte curiose, le probabilità di andare al cinema da soli sembrano sempre medio/alte, ma a partire da adesso non sarà più così: Pietro Marcello ha completato un cursus honorum che comincia vincendo a Torino, prosegue impressionando Locarno e si conclude andando a premi sia a Venezia che a Toronto, ed è tutto giusto. Ora anche i nostri amici più diffidenti vedranno le sue strane idee farsi alchimia perfetta, piangeranno con Pulcinella e il suo bufalino, soffriranno con Martin nel suo lungo dialogo tra sordi con socialisti e alta borghesia. Non lo avremmo davvero mai detto, ma Napoli e Jack London vanno d’accordissimo.

Come avvicinarsi, dunque, alla materia ostile del “period movie”, incubo di ogni frequentatore di Festival assetato di neorealismo rumeno e splatter asiatici? Una buona idea può essere lavorare sul concetto di period, e qui Marcello fa qualcosa di francamente mai visto. Qualcosa di più complesso dell’accodarsi alla scia di Buz Luhrmann e del suo Romeo + Juliet, quella tendenza che da un paio di decenni ci ha convinti che portare Boccaccio nella Germania nazista o Ibsen su Marte sia davvero una buona idea. Qualcosa di diverso anche dall’epoca ibrida di La La Land, in cui Emma Stone sfoggia l’ultimo modello di iPhone in una città che per molti versi si comporta come negli anni Cinquanta. Nel film di Marcello il concetto di tempo, semplicemente, non esiste. Martin oscilla tra il primo Dopoguerra e gli anni Settanta-Ottanta senza darci punti di riferimento, i suoi nipotini guardano i cartoni animati mentre in piazza siamo in pieno Biennio Rosso, i suoi ricordi di bambino si svolgono davanti ai flipper della nostra infanzia. I nostri tentativi di orientamento non portano a nulla di buono. Ed è proprio allora, quando siamo pronti ad abbandonare i nostri calcoli e cedere allo straniamento, che fanno capolino sullo schermo i grandi intrusi: spezzoni di repertorio, scene di vita bucolica, citazioni pittoriche e altri corpi estranei a Jack London. Sembra incredibile, ma funziona: lo spettatore, docile e mansueto, non può fare altro che arrendersi.

La seconda buona idea è telefonare a Luca Marinelli e chiedergli se ha qualche mese libero. Nessuno è più adatto di lui per un personaggio che dà nuovo vigore a concetti come individualismo e darwinismo sociale: Martin Eden è assetato di conoscenza, di prestigio, di sangue, è rissoso, sprezzante, incontenibile. Martin Eden è Alain Delon, Zlatan Ibrahimović, Mike Tyson. Ripudiato da un’aristocrazia che poi finisce con l’idolatrarlo, adorato da un proletariato che detesta, frainteso da povero e da ricco, il nostro eroe porta le cicatrici della sua frustrazione nei denti marci, nei capelli bianchi, nel suo spleen perpetuo. L’aderenza fisica di Marinelli al personaggio è qualcosa di mostruoso, la sua resa della parlata napoletana, almeno per chi è cresciuto a diverse centinaia di chilometri di distanza, vicina alla perfezione. Dati alla mano, considerando che Joker ha un Leone d’oro in saccoccia e – Joaquin Phoenix in primis – un’autostrada per gli Oscar asfaltata di fresco, la Coppa Volpi è un riconoscimento naturale. E insomma, mai diffidare delle idee strane: Martin Eden è una perfetta creatura da Festival.

Articoli Suggeriti
Tokyo Sympathy Tower, il romanzo con il quale ChatGPT ha vinto il suo primo premio letterario

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.

È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide

Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.

Leggi anche ↓
Tokyo Sympathy Tower, il romanzo con il quale ChatGPT ha vinto il suo primo premio letterario

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.

È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide

Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.

C2C Festival ha annunciato 10 ospiti speciali per l’evento di MACE “Voodoo People”

A Milano, dal 14 al 18 maggio, al District 272.

Queer di Guadagnino ci fa immergere nelle notti febbricitanti di Burroughs

Un film che riesce a dare sostanza alla materia letteraria informe e nervosa del libro e la piega, senza tradirla, all’interno del mondo cinematografico del regista.

La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente

Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Black Mirror non fa più effetto perché la realtà ha superato la distopia

La serie di Charlie Brooker, la cui settima stagione è disponibile su Netflix dal 10 aprile, ha un problema ormai impossibile da risolvere: somiglia troppo alla cronaca.