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Cosa dice la critica di Joker

02 Settembre 2019

Ci sono due protagonisti nel film Joker di Todd Philips (regista di Una notte da leoni e Parto con il folle) in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia: uno è Joaquin Phoenix, nei panni dell’uomo-clown Arthur Fleck, l’altro è il genere cinematografico. A dirlo è la critica, racconta Variety in un resoconto delle recensioni su un film che è stato definito da IndieWire «la più audace reinvenzione del cinema sui supereroi da II Cavaliere Oscuro».

«La parte interessante è la trasformazione mentale, morale emotiva e fisica dell’uomo che diventa Joker» scrive Empire. Il merito va soprattutto all’interpretazione di Phoenix, secondo Vital Thrills che loda un’altra trasformazione: quella dell’attore nel personaggio di Arthur, mentre «si contorce (con le braccia e la testa), nello sforzo di diventare “normale”».

Joker è «un geek con una mente squilibrata, così controllato da essere ipnotico», secondo Variety che così commenta la performance di Phonenix: «Una rappresentazione verosimile della logica disperata dietro l’infelicità di Arthur. Ci sentiamo sconvolti quando appare con i suoi capelli verdi e il gilet arancione». Lo definisce iperrealismo Ign, che riconosce nel film una rappresentazione della violenza del nostro tempo. Gli fa eco Vanity Fair, che sottolinea sia «il richiamo alle proteste politiche dell’ultimo decennio», che la rievocazione di un fatto di cronaca degli anni ‘70: il suicidio in diretta televisiva della giornalista americana Christine Chubbuck. La forza di questo film, conferma Collider, è aver portato «un variopinto comic book nelle sporche e crudeli strade degli anni ‘70».

Si stacca dal coro degli applausi, invece, la dura recensione del Time, che si scaglia sia contro la «falsa filosofia» contenuta nella sceneggiatura che contro la performance «spaventosamente aggressiva» di Phoenix in un film che «non ha una trama, ma è più che altro una manciata di gif messe insieme».

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