Abbiamo parlato del 41bis e dell’ergastolo ostativo con Valeria Verdolini, sociologa che insegna Politiche della sicurezza urbana all'Università degli Studi di Milano Bicocca.
Chi era Carolee Schneemann, una delle prime artiste a ridefinire la sessualità femminile
È morta il 6 marzo all’età di 79 anni l’artista che ha rivoluzionato l’arte contemporanea, aprendo la strada a tutte le donne che, dopo di lei, hanno usato l’arte per indagare la sessualità e il corpo femminile, le differenze di genere e il rapporto tra femminilità e politica. Nata nel 1939 a Fox Chase in Pennsylvania, Schneemann ha studiato al Bard College di New York. Ha cominciato la sua carriera artistica negli anni ’50, esprimendosi prevalentemente con la pittura astratta. In linea con Fluxus, un movimento artistico attivo negli anni ’60 basato sul concetto di “fluidità”, è presto passata dalla pittura alla performance. Composto da artisti, compositori e designer internazionali, Fluxus si prefiggeva di mescolare tutti tipi di arte e l’arte alla vita quotidiana, ad esempio attraverso happening che si svolgevano lungo le strade delle città. Allo stesso modo, i primi lavori degli anni ’60 di Schneemann coinvolgevano lo spettatore e fondevano la performance a pratiche più canoniche come pittura e scultura. Le sue azioni spesso incentrate sul suo corpo nudo hanno anticipato la rivoluzione sessuale che portò al femminismo e sono state un riferimento per la critica al patriarcato.

C. Schneemann, Eye Body: 36 Transformative Actions (fotografia di Erró, courtesy of Carolee Schneemann and Hales Gallery, Londra, copyright Carolee Schneemann, 1963)
Tra le opere più importanti ci sono “Eye Body:36” (1963) e “Meat Joy” (1964), in cui Schneemann permetteva al pubblico ad interagire con carne, corde, materiali e frammenti vari. In “Fuses” (1964-67) filma James Tenney e se stessa nell’atto sessuale: la pellicola ricavata viene poi rielaborata attraverso pittura, graffi e abrasioni.In “Interior Scroll” (1975) l’artista estrae dal proprio corpo una pergamena. Degli anni ’90 è invece la serie “Vulva’s Morphia”, una collezione di rappresentazioni dell’organo genitale femminile, il progetto a cui si riferiva quando disse: «Ho pensato alla vagina in molti modi – fisicamente, concettualmente: come una forma scultorea, un referente architettonico, la fonte della conoscenza sacra, l’estasi, la nascita, la trasformazione».