Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
Quali sono gli Oscar più discussi della storia
Quest’anno il film vincitore degli Oscar sembra aver suscitato più perplessità del solito, anche per via della qualità e la quantità dei film in gara, tra cui i bellissimi Roma di Alfonso Cuaron, La Favorita di Yorgos Lanthimos, Black Panther di Ryan Coogler, A Star Is Born di Bradley Cooper, senza dimenticare Vice di Adam McKaye BlacKkKlansman di Spike Lee. Quando hanno annunciato il premio, il regista ci è rimasto così male che ha iniziato ad agitare le braccia, si è alzato e si è incamminato verso l’uscita del Dolby Theatre. Jordan Peele, vincitore l’anno scorso con Get Out, è stato tra i partecipanti che non hanno applaudito. Insomma, non tutti hanno reagito con entusiasmo alla vittoria di Green Book, il feelgood movie di Peter Farrelly. «Sono inviperito», ha commentato poco dopo Spike Lee, parlando con i giornalisti. «Ogni volta che qualcuno guida qualcosa, io perdo». Lee si riferiva chiaramente alla delusione del 1990, quando a battere il suo Fa’ la cosa giusta fu A spasso con Daisy, (un’altra storia di gente in automobile), un altro premio che suscitò molte perplessità, incluso nella lista di Variety dei vincitori più discussi.
Il giro del mondo in 80 giorni (1956)
Il film ispirato al libro di Jules Verne superò I dieci comandamenti, l’ultimo film di Cecil B. DeMille, dato per vincitore fino all’ultimo istante, e l’adattamento cinematografico di Walter Lang del musical Il re ed io.
Kramer contro Kramer (1979)
Kramer contro Kramer non è certo un brutto film, anzi: il dramma familiare di Robert Benton racconta un divorzio e il suo impatto sulle persone coinvolte, a cominciare dal figlio della coppia (Dustin Hoffman e Meryl Streep). Bisogna ricordare, però, che quell’anno correva per l’Oscar anche Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
Gente comune (1980)
Se alcuni accolsero con gioia la vittoria del potente dramma familiare di Robert Redford (il suo debutto nella regia), molti di più avrebbero preferito vedere il premio nelle mani di David Lynch per The Elephant Man o di Martin Scorsese, per Toro scatenato.
Momenti di gloria (1981)
Diretto da Hugh Hudson, il film tratto dalla storia vera degli universitari di Cambridge che si allenarono per partecipare alle Olimpiadi del 1924 di Parigi per molti non avrebbe meritato l’Oscar. Decisamente più meritevole, soprattutto per i cinefili, Reds di Warren Beatty, un film decisamente più scomodo, visto che portò la vita di John Reed e la Rivoluzione d’Ottobre nel cuore di Hollywood.
La mia Africa (1985)
Per molti quell’anno avrebbe dovuto vincere Il colore viola, diretto da Steven Spielberg, con protagonista Whoopi Goldberg, che nonostante 11 nomination non portò a casa neanche un Oscar, oscurato dall’impetuosa storia d’amore diretta da Sydney Pollack, con Meryl Streep e Robert Redford.
A spasso con Daisy (1990)
Diversi registi, tra cui Spike Lee, si espressero contro il film diretto da Bruce Beresford con Morgan Freeman e Jessica Tandy. Più recentemente sono state molto criticate le sfumature sottilmente razziste del film. Nel 1990, anno in cui Driving Miss Daisy vinse l’Oscar, in gara c’era anche L’attimo fuggente (Dead Poets Society) di Peter Weir e Fa’ la cosa giusta di Lee.
Shakespeare in Love (1998)
Quell’anno si pensava che il vincitore sarebbe stato o Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg o La vita è bella di Roberto Benigni. Di certo non questo filmuccio prodotto da Harvey Weinstein, un comedy-drama diretto da John Madden, con Joseph Fiennes e Gwyneth Paltrow.
Crash – Contatto fisico (2006)
Molti lo considerano il peggior vincitore nella storia dell’Academy. Perfino il regista, Paul Haggis, si dichiarò d’accordo sul fatto che il suo stesso film non meritasse la vittoria, ammettendo che in gara c’erano film decisamente superiore, tra cui I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee, con Heath Ledger e Jake Gyllenhaal e Truman Capote – A sangue freddo (Capote) diretto da Bennett Miller, grazie al quale Philip Seymour Hoffman vinse l’Oscar come migliore attore.

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.