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Google sta sviluppando un’intelligenza artificiale per parlare con i delfini Se tutto andrà secondo i piani, DolphinGemma ci aiuterà finalmente a capire cosa dicono e a comunicare con loro.
La Royal Philarmonic Concert Orchestra farà due concerti in cui suonerà la colonna sonora di Metal Gear Nella più prestigiosa delle cornici, anche: la Royal Albert Hall.
È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.
Un gruppo di giovanissimi miliardari sta organizzando delle gare di spermatozoi Il pubblico potrà seguire tutto in diretta streaming e anche scommettere sullo spermatozoo vincitore.
Jonathan Anderson è il nuovo Direttore creativo di Dior Men Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

È stato scoperto il virus più antico del mondo

11 Maggio 2018

Fino a pochi giorni fa, nessuno era mai riuscito ad studiare sequenze di virus più vecchie di qualche centinaio d’anni. Recenti studi hanno invece scoperto frammenti di DNA in un reperto risalente a circa 7000 anni fa, più precisamente nei denti di un uomo ritrovato durante alcuni scavi in Germania. Lo ha riportato l’Atlantic: le moderne tecnologie sono state in grado di riconoscere il virus HBV come responsabile del decesso dell’individuo. Lo sviluppo delle analisi potrebbe portare avanzamenti sostanziali nella mappatura delle epidemie preistoriche.

A riconoscere il virus sono stati due gruppi di ricerca distinti, pervenuti contemporaneamente alla stessa conclusione. Il primo gruppo, guidato da by Ben Krause-Kyora e Johannes Krause in Germania, ha condotto le proprie ricerche sull’uomo di 7,000 anni e su altri reperti più recenti, rispettivamente di 5,000 e di 1,000 anni fa. Una seconda ricerca è stata invece condotta a Copenhagen dal professor Eske Willweslev, sui resti di 12 individui risalenti all’Età del Bronzo. Entrambe le ricerche hanno attestato frammenti del DNA in questione: dopo aver infettato il fegato ed essere entrato in circolazione, il virus si è preservato nelle ossa e nei denti dei soggetti per millenni.

Oggi la scoperta è spunto di comparazione tra forme diverse dello stesso virus. La forma preistorica dell’epatite B si è infatti estinta negli esseri umani, ma è ancora presente in alcune colonie di gorilla in Africa. Gli studiosi si stanno ora chiedendo l’origine della malattia: sono stati gli uomini preistorici a trasmetterla agli animali, o viceversa? Inoltre, resta ancora oscuro come il virus – le cui forme odierne presentano una struttura molto diversa – si sia potuto evolvere e diffondere tra le diverse popolazioni del mondo. Oggi l’epatite virale è ampiamente prevenuta ma affligge ancora in piccola percentuale alcune parti dell’Africa dell’Asia. Futuri studi sull’agente patogeno e su altre sequenze di DNA virale (adenovirus, poxvirus) conservate nei resti archeologici potrebbero tracciare previsioni sull’evoluzione della malattia, nonché mappare lo spostamento delle popolazioni eurasiatiche nel corso del tempo.

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