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Breve storia del plastico della Roma Imperiale costruito nell’arco di 40 anni

12 Aprile 2018

Forse non tutti sanno che Roma, oltre alle sue tante attrazioni, offre a chi la visita un piccolo capolavoro che, in un certo senso, le riassume tutte: la minuziosa ricostruzione di com’era la città nell’era Imperiale. Ne ha parlato recentemente My Modern Met, ma sono tantissimi i siti in lingua inglese che rimangono affascinati dal plastico di Italo Gismondi e ne condividono le immagini, sottolineando che Ridley Scott lo utilizzò per realizzare alcune delle vedute che compaiono nel celebre Il gladiatore (2000). Il monumentale lavoro – oltre 200 metri quadrati – in gesso alabastrino (con armature in metallo e fibre vegetali) riproduce in scala 1 a 250 la Roma imperiale di Costantino.

Attualmente esposto al Museo della Civiltà Romana il plastico ricostruisce la città com’era nel IV secolo d.C., a partire dalla mappa Forma Urbis del 1901 di Rodolfo Lanciani. Il modello è stato creato dall’archeologo Italo Gismondi, che ci ha lavorato per tutta la vita, ovvero più di 40 anni. Il nucleo iniziale fu completato per una grande mostra che celebrava il duecentesimo anniversario della morte di Augusto, la Mostra Augustea della Romanità, che ebbe luogo nel 1937. Gismondi iniziò a lavorarci su commissione di Mussolini all’interno dell’ex pastificio Pantanella, nel 1933, rappresentando soltanto il centro monumentale. Il Plastico fu poi ampliato fino a comprendere l’intera area urbana entro le Mura Aureliane e allestito definitivamente negli spazi ad esso dedicati nel Museo della Civiltà Romana, inaugurato all’Eur nel 1955.

Per realizzare i monumenti più noti come il Pantheon e il Colosseo Gismondi si basò su misurazioni precisissime. Le abitazioni residenziali, così come altri siti senza resti archeologici, furono invece creati sulla base delle documentazioni disponibili. «Ironia della sorte», commenta My Modern Met: «la mancanza di molti riferimenti era proprio colpa di Mussolini, visto che fu lui a ordinare che molte delle antiche case romane fossero rase al suolo per far posto a grandi arterie come la via dei Fori Imperiali».

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