Hype ↓

Gli uomini antichi non conoscevano il blu

09 Aprile 2018

La vista dell’uomo riesce a percepire uno spettro molto ampio di colori: grazie a tre tipi di fotorecettori presenti sulla rètina dell’occhio, sono milioni le combinazioni cromatiche che possiamo distinguere. Eppure, alcuni studi riportati su Business Insider nel 2015 e recentemente riproposti da Science Alert rivelano che non è sempre stato così. I nostri antenati (parliamo di antichi Greci, Arabi ed Ebrei) sembra che non conoscessero il colore blu. Le ricerche sulla percezione dei colori lo avevano già notato nel 1800, quando lo studioso William Gladstone notò che nell’Odissea si parla di un oceano “scuro come il vino” e di altre sfumature lontane dalla definizione di blu. Gli studi sono continuati ad opera del filologo Lazarus Geiger, che studiò le lingue antiche hindu, cinesi ed ebraiche, non trovando alcuna menzione del colore. La prima civiltà a parlare del blu fu quella degli Egizi, che usava tinture blu per trucchi e affreschi.

Il fatto che non ci sia una parola per il blu non vuol dire però che gli antichi non potessero vederlo affatto. La questione è stata sollevata dallo psicologo Jules Davidoff, che nel 2006 condusse degli esperimenti cromatici all’interno della comunità Himba, in Namibia. Davanti a un serie di 11 quadrati verdi tra cui uno blu, gli indigeni non riconoscevano l’intruso immediatamente. Neanche loro riescono a descrivere il blu: semplicemente, la loro lingua non designa in maniera univoca quella che per loro è solo una sfumatura del verde. Un altro studio del MIT nel 2007 ha mostrato che la lingua russa usa due parole diverse per il blu chiaro (“goluboy”) e per il blu scuro (“siniy”), portando chi parla la lingua a riconoscere le due sfumature più velocemente. Tutte queste ricerche ci portano a pensare che l’uomo, finché non ha avuto una parola per descriverlo, non si è accorto del colore blu. Se ci pensiamo bene, non è così assurdo: a parte il cielo, è raro trovare in natura elementi di quel colore.

Foto: affresco di Karl Friedrich Schinkel per il “Salone delle stelle nel palazzo della Regina della Notte”, 1815; affresco per la tomba di Amon-er-khephesef, Valle delle Regne, Luxor
Articoli Suggeriti
Dialogo sulla famiglia omosessuale

Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.

Un nuovo modo di odiare Milano

Sarà la crisi abitativa, saranno i tagli al trasporto pubblico, saranno gli strascichi dei primi mesi della pandemia, ma qualcosa è cambiato nel modo in cui la città percepisce se stessa.

Leggi anche ↓
Dialogo sulla famiglia omosessuale

Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.

Un nuovo modo di odiare Milano

Sarà la crisi abitativa, saranno i tagli al trasporto pubblico, saranno gli strascichi dei primi mesi della pandemia, ma qualcosa è cambiato nel modo in cui la città percepisce se stessa.

Non sarebbe meglio dimenticare il nostro passato sui social?

Il caso dei tweet di Elly Schlein è solo l'ultimo di una lunga serie in cui una persona diventata famosa viene giudicata per vecchie cose scritte sui social. Ma siamo sicuri che sia giusto?

Calenda: Endgame

Dopo il pessimo risultato alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, l'ascesa del leader di Azione sembra essersi bruscamente interrotta, tra candidature incomprensibili e sfuriate contro gli elettori.

di Studio
Tre giovani business che vogliono cambiare le regole, dal vivo, con Studio e Apple

Nello store Apple di piazza Liberty a Milano, nei primi tre giovedì di marzo Rivista Studio racconterà i protagonisti di tre realtà imprenditoriali che hanno innovato i propri ambiti.

Da Penguin Random House si stanno dimettendo tutti i dirigenti