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In Giappone ci sono vecchiette che rubano apposta per andare in prigione

20 Marzo 2018

Il Giappone ha una delle popolazioni più anziane del mondo: l’età mediana è 46 anni, la terza più alta del mondo (da non confondere con la media aritmetica, la mediana è un valore statistico più calzante per rendere l’idea di quanto anziana sia una popolazione) e si stima che più del 26 per cento della popolazione giapponese abbia più di 65 anni. L’invecchiamento della popolazione giapponese ha anche un costo sociale, perché oggi ci sono molte persone anziane che, senza figli o parenti che si prendano cura di loro, faticano a cavarsela. Questo vale soprattutto per le donne, che tendono a vivere di più e ad essere più povere rispetto agli uomini. Questa situazione, come riporta Bloomberg, ha finito per creare un fenomeno triste e bizzarro: vecchiette che commettono piccoli crimini con l’obiettivo di finire in prigione.

L’articolo parte dai dati. Nella popolazione carceraria femminile del Giappone, la presenza delle donne anziane è notevole: una carcerata su cinque è anziana. Delle donne anziane incarcerate, poi, la stragrande maggioranza (e precisamente il 90 per cento) è stata condannata per avere rubato qualcosa da un negozio. E di queste donne anziane incarcerate per crimini minori, circa la metà non ha più un parente in vita. Non è difficile immaginare, dunque, le ragioni dietro questo fenomeno. Molte di queste vecchiette rubano per indigenza, e in alcuni casi il loro obiettivo non è soltanto rubare qualcosa di cui hanno bisogno ma che non possono permettersi: rubano apposta per finire in prigione, dove almeno avranno un tetto, un pasto caldo, e magari anche qualcuno con cui fare due chiacchiere.

Il pezzo di Bloomberg include le testimonianze di alcune guardie carcerarie e di nonnine in galera, che parlano sotto forma di anonimato. Nessuna ammette di avere rubato proprio per andare in galera, però le loro parole lasciando intendere che è andata così. Un’0ttantenne che si fa chiamare “T”, condannata per avere rubato una padella e dei semi, ha detto che «in prigione la sua vita è molto più semplice». Una settantaquattrenne identificata come “K” ha rubato una Coca-Cola e un succo di frutta e dice di «non avere nulla che mi aspetti là fuori». Poi c’è una settantottenne chiamata “O”, che dice: «La prigione è un’oasi per me». Ha rubato un mango.

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