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Come un insetto ha cambiato la pittura

06 Febbraio 2018

Se i quadri di Caravaggio e Rubens hanno l’aspetto che hanno, lo dobbiamo anche a un insetto: la cocciniglia, da cui viene estratto un colore vermiglio particolarmente brillante e intenso, scoperta dagli spagnoli durante la conquista del Messico e che, una volta importata nel Vecchio Continente rivoluzionò la pittura pittura europea. La Bbc ha raccontato la storia del pigmento scoperto da Hernàn Cortés e dai conquistadores nei mercati di Tenochtitlan, l’odierna Città del Messico, partendo da una recente mostra al museo Palacio de Bellas Artes di Città del Messico (si chiamava “Rojo Mexicano. La grana cochinilla en el arte”, e ha chiuso il 4 febbraio) . Una tintura di inebriante intensità che rivoluzionò la pittura.

Per gli antichi il rosso era il colore simbolo del lusso, soprattutto perché era difficilissimo da ottenere. Nell’Europa medievale artigiani e commercianti viaggiavano per il mondo in cerca di colori saturi e duraturi. I tintori conservavano gelosamente i loro segreti e per fissare i pigmenti ai tessuti compievano operazioni così complesse da ricordare i processi alchemici. Radici e resine venivano usate per creare gialli, verdi e blu. La lumaca di murex, ad esempio, veniva frantumata per tingere tessuti di un viola imperiale che li rendeva estremamente prestigiosi. Il rosso intenso era in assoluto il colore più difficile da ottenere.

Caravaggio

Per molti anni si continuò a usare un metodo basato sulle radici di una pianta, la Rubia. I tintori europei cercavano di riprodurre i risultati dell’Impero Ottomano ma il successo che ottenevano era solo parziale, anche perché il processo doveva durare due mesi e coinvolgeva un mix pestilenziale di letame, olio d’oliva rancido e sangue di bue, come racconta Amy Butler Greenfield nel suo libro, A Perfect Red. Altri metodi, a partire da lacche e licheni, davano come risultato rossi tendenti al marrone o all’arancione che sbiadivano molto velocemente.

Quando i conquistatori arrivarono in Messico, il rosso intenso e vigoroso che vedevano ovunque apparve loro come un miracolo: gli aztechi utilizzavano la polvere di cocciniglia, ottenuta schiacciando l’omonimo insetto, il cui nome deriva dallo spagnolo cochinilla (“porcellino di terra”). Si impossessarono del metodo, importandola per la prima volta in Spagna nel 1523, e fecero in modo di velocizzarlo (attraverso la violenza e lo sfruttamento). Poi lo portarono in Europa, dove rivoluzionò l’arte pittorica. Nella metà del Sedicesimo secolo lo usavano già in molti, tra cui appunto Rubens e Caravaggio, che ne fece un elemento fondamentale nel concerto di contrasti drammatici tra luce e ombra che caratterizza la sua pittura. Non solo: le analisi hanno rivelato l’uso di questo tipo di rosso perfino nelle opere di Paul Gauguin, Auguste Renoir e Vincent van Gogh.

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